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lunedì 18 marzo 2013

La Montagna Sacra

Ogni montagna è sacra, in ogni luogo in cui si erge una altura le popolazioni antiche hanno dedicato un culto, un fenomeno devozionale. L'everest la montagna più alta al mondo viene chiamata dagli abitanti del versante tibetano Chomolangma (madre dell'universo), Sagaramāthā (सगरमाथा, in Sanscrito "dio del cielo") dai nepalesi. Altrove dove non si ergono pareti altrettanto alte, delle semplici colline sono viste come sacre, in Irlanda la magica collina di Ben Bulben era considerata la casa di spiriti potentissimi, come le Banshees e le Morrigan. Ovunque volgiamo lo sguardo nei nostri Appennini, sulle nostre Alpi sorge un eremo o un'edicola votiva. Potrebbero essere scritti infiniti tomi etnografici per raccontare e descrivere i pellegrinaggi, le stazioni devozionali, i chotren che sorgono sulle montagne del pianeta, ma resterebbe in noi vivo soltanto un sentimento di infinita impotenza davanti all'immanenza di fenomeni geologici che a mio avviso sono la chiara manifestazione di qualcosa che senza difficoltà definisco SPIRITUALE. Esistono individui che non hanno mai visto montagne, come non hanno mai visto il mare; davanti ad esse al primo incontro rimangono stupiti da un orrorifico senso di sublime che li lascia estasiati. Per chi invece è sempre vissuto con la montagna nella propria cultura familiare vive questo senso di malessere e sofferenza non dovuta dallo stupore che essa può causare.... ma provocato dalla sua assenza qualora ne dovesse essere distante per un lungo periodo. Parole campate in aria vere per qualcuno, postulati assoluti per altri; per me degli assunti validi. Sono due mesi che non vedo la montagna, che non sento l'odore dei pini, degli aceri. Un incidente mentre scalavo ha causato la frattura della mia gamba sinistra che tutt'ora mi trattiene lontano da quegli orizzonti. Filmati, letture e racconti che ritraggono la roccia, il ghiaccio, gli orizzonti... Non bastano per colmare quel senso di vuoto che aleggia nello spirito come l'assenza di Dio. Dio è nel legno, nell'acqua, nella pietra, lontani dai quali siamo soltanto abitanti di luoghi d'asfalto, indegni dell'anima che dimora in noi.

venerdì 30 marzo 2012

Canale che non c'è!!!!!

Appena tornato della Grande Pietra dopo aver affrontato la bellissima Via invernale Moriggia - Acitelli mi sono subito messo davanti al computer per postare l'usita della settimana precedente attreverso la via di misto Canale che non c'è.
Partiti per il Terminillo con l'idea di fare la Via Chiaretti-Pietrostefani abbiamo poi optato per fare il Canale che non c'è, una via un pò più impegnativa ma molto divertente. Nonostante il caldo dell'imminente primavera il ghiaccio era abbastanza duro nei canali in ombra il che ci ha garantito un'ottima ascesa fino in vetta.

with:
Andrea Donato
Youri Belfiore
Damiano Tullio

descrizione via:


The difficulty is AD: it has an inclination, in the hardest pitch, of about 70°, with some short steps of about 80°. It’s easy find ice and few snow also when the other couloirs of Terminillo are filled by snow

Thanx to:
Maurizio del Rifugio Sebastiani che nei giorni precedenti ci ha tenuti aggiornati riguardo le condizioni del tempo e del ghiaccio.