lunedì 16 maggio 2011

Pallidi Orizzonti

La luce del primo sole primaverile ustiona i campi i colori esplodono e la vita ricomincia nella sua estenuante corsa verso la riproduzione e la sopravvivenza.
Non sono mai riuscito a comprendere secondo quale legge fisiologica certe persone si abbandonino al sole per essere avvolte dai prepotenti raggi, solo per dare un pò di colore al pallore dei loro volti?
Da sempre rifuggo il calore, e quando tutti cercano ardentemente la luce, penso già con nostalgia ai pallidi soli smorti di Gennaio e vado a ricercare gli ultimi segni del gelo.
Cerco il gelo su costoni dove la folla abbronzata non può arrivare, cerco altitudini in cui il silenzio diventa un assoluto e non un dettaglio, salire vuol dire raggiungere lo spazio trascendente dell'animo umano. L'ossigeno diminuisce e l'anima si svuota, si perde la percezione di ciò che si ha e si inizia ad essere.

Erri De Luca, uno degli ultimi poeti che la letteratura italiana piò ancora vantare riguardo le vette ha scritto:

"Li arrivava alla massima distanza dal punto di partenza. Non è traguardo una cima, è sbarramento. Lì sparimantava la vertigine, che in lui non era il risucchio del vuoto verso il basso, ma affacciarsi sul vuoto dell'insù. Lì sulla cima percepiva la divinità che si accostava"

Nella Foto:
ascesa nel canalone a pochi metri dalla cima del Monte Petroso, primi giorni di maggio

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